"Io corro per la Casa di Andrea"

04-06-2010 -

Darko ha una corporatura minuta e un´espressione furbetta, con gli occhi vispi che ti guardano ironici sotto le lunghe ciglia; è vivace e vaga in continuazione per il giardino della "Casa di Andrea", sorvegliato a distanza e con discrezione dalla mamma, una ragazza bionda e magra, schiva e di poche parole. Anche Darko parla poco, ma la sua scarsa loquacità è più che giustificata: come sua madre viene dalla Serbia, e inoltre ha solo cinque anni, quattro dei quali trascorsi tra gli ospedali romani e la "Casa di Andrea", la struttura che, dal 2006, accoglie entrambi. Perché Darko non sta bene, è affetto da una brutta malattia che lo costringe a lunghe degenze. La "Casa di Andrea" consente alla madre di stare sempre con lui, senza dover sostenere le ingenti spese di un albergo, costi che la famiglia non potrebbe affrontare per un periodo così lungo. Questo vale per Darko e per gli altri bambini e genitori, italiani e stranieri - non si fanno differenze, come dovrebbe accadere in ogni società civile - che sono accolti gratuitamente e per tutto il periodo necessario per le cure nella casa-famiglia sull´Aurelia, segnalati dalle stesse strutture ospedaliere. Il complesso oggi è ameno, pieno di colori, di alberi, di prati, di giochi e di vita: all´esterno ci sono amache, biliardini, tavoli da ping-pong, casette, altalene, scivoli, e, nella sala comune, cataste di giochi, regalati da bambini e genitori non avari di cuore. In passato, tuttavia, era un manicomio, un luogo terribile dove, in celle sotterranee, buie e poco aerate, venivano "curati" quelli che la comunità di "normali" definiva "i matti". Donata dal Comune di Roma all´associazione "Andrea Tudisco", la struttura versava in uno stato di totale fatiscenza; solo l´entusiasmo e la dedizione dei volontari della Onlus, insieme alle donazioni di alcune società private e di persone di buona volontà, hanno fatto in modo che venisse trasformata in un posto nel quale, nonostante tutto, regna l´allegria. E´ questo l´aspetto che colpisce di più noi "non addetti ai lavori": ti rendi conto di come i bambini siano sempre e comunque bambini, di come anche quelli meno fortunati vogliano giocare, interagire tra loro, divertirsi. Così è successo il primo maggio, quando per la prima volta abbiamo visitato il complesso. Era il quinto compleanno di Darko, festeggiato con due torte fatte in casa e un regalo: una play station, un dono che, come succede alle nuove generazioni, ha riscosso un successo tale da costringere i volontari a installare un nuovo televisore, poiché Darko e gli altri piccoli ospiti hanno monopolizzato quello già presente nella sala comune.
Ieri, 2 giugno, noi dell´Amatori Castelfusano abbiamo aiutato i volontari della "Casa" a organizzare e gestire una passeggiata non competitiva di 5 km (in realtà 4,550 Km, come hanno tenuto a segnalare simpaticamente gli immancabili cultori del GPS), finalizzata a far conoscere l´attività della struttura e a raccogliere fondi da destinare al sostentamento della stessa. La risposta è stata straordinaria: circa trecento persone hanno acquistato il pettorale, e ci sono state inoltre donazioni ben superiori al costo minimo di adesione (10€); molti di noi hanno altresì contribuito ulteriormente alla causa portando generi alimentari a lunga conservazione o comprando il materiale - giocattoli, magliette, ecc. - in vendita. Ci è stato riferito un dato eccezionale: il ricavato è stato infatti cospicuo, soldi che, al contrario di altre manifestazioni del genere, nelle quali ci sono sempre intermediari e non si conosce l´esito finale della beneficenza, sono andati direttamente alla Onlus. In più, e non è poco, ci siamo divertiti: musica "a palla", un riscaldamento "stile aerobica", medici-clowns che hanno scherzato con tutti, grandi e piccoli, e un gustoso ristoro preparato dalle nostre "mitiche" socie Adele, Malvina, Paola, Mariagrazia e Marcella, le quali, dopo aver spalmato con nutella e marmellata centinaia di panini, hanno trovato anche il tempo e la voglia di partecipare alla passeggiata. Passeggiata? Ma quando mai! L´istinto del corridore - c´era da prevederlo - ha preso il sopravvento, e molti degli iscritti - atleti e non - hanno corso sul serio, a cominciare dai bambini, partiti a razzo come al solito, galvanizzati dal loro giovanile entusiasmo. Unico neo il disinteresse e l´inefficienza dei Vigili Urbani, che hanno permesso il transito dei veicoli quando l´accordo prevedeva la totale chiusura al traffico dell´anello lungo il quale si sviluppava il percorso; per fortuna la presenza degli scouts agli incroci e l´attenzione prestata dagli automobilisti non hanno creato particolari problemi.
E´ questa la nuda cronaca di un avvenimento difficile da descrivere con le parole, nel quale, una volta tanto, il sorriso e la gentilezza di tutti hanno prevalso sulla frenesia e sull´esecranda - ma ormai purtroppo invalsa - abitudine di alcuni cosiddetti "amatori" a "correre per il salame" messo in premiazione o per il contenuto del pacco gara. E´ stato bello ed emozionante per noi constatare come abbia partecipato tanta gente della nostra società, sebbene a Ostia, e quindi a casa, si corresse una gara competitiva importante e ben organizzata dai nostri amici Saverio & C. Peccato per questa sovrapposizione, del tutto involontaria e causata da una non prevedibile concomitanza: saremmo stati sicuramente molti di più e avremmo inoltre potuto contare sul supporto degli amici di altre realtà podistiche amatoriali ostiensi e romane, e in generale di chi, come noi e, ad esempio, la Podistica Solidarietà (non poteva mancare, alla passeggiata erano presenti diversi atleti di questa splendida società, insieme ai podisti "trasversali" di "Quelli della 180" e di altre squadre della capitale) crede che, ogni tanto, le gare domenicali possano trasformarsi in qualcosa di diverso. Un´ultima nota: alcuni nostri iscritti, pur correndo a Ostia, hanno voluto testimoniare ugualmente il loro tangibile sostegno all´iniziativa acquistando comunque il pettorale. Lo fanno spesso in altre manifestazioni con finalità simili: quasi di nascosto e in silenzio, senza sbandierarlo ai quattro venti, così come si deve fare.
Luca Creti